MERCOLEDI’ 21 MAGGIO, ORE 18.30, INCONTRO CON LUCIO DEL PEZZO, AGOSTINO FERRARI, CLAUDIO OLIVIERI, VALENTINO VAGO

Pubblicato il
20 Maggio 2014

Assonanze e differenze nei percorsi pittorici di quattro protagonisti della scena artistica dagli anni ’60 ad oggi

Lucio Del Pezzo, Agostino Ferrari, Claudio Olivieri e Valentino Vago, quattro maestri internazionali della pittura, si raccontano e dialogano con Rosella Ghezzi e Chiara Vanzetto.

Mercoledì 21 maggio, ore 18.30, Palazzo della Permanente via Filippo Turati 34, Milano

Terzo appuntamento del ciclo di incontri “VIS-à-VIS L’ARTE INCONTRA IL PUBBLICO

a cura di Rosella Ghezzi e Chiara Vanzetto

“Milano anni Sessanta, centro internazionale dell’arte: vitalità creativa di una scena artistica straordinaria nel racconto dei suoi protagonisti”

In occasione della mostra Nati nei ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni, a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero, la Permanente organizza quattro incontri di approfondimento, coordinati da Rosella Ghezzi e Chiara Vanzetto, che mettono a fuoco, attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, l’atmosfera artistica e culturale milanese a partire dagli anni Sessanta. Le tendenze e i movimenti, le ricerche e sperimentazioni, le occasioni, i gruppi, le istanze comuni o l’isolamento dei singoli. Ma anche i rapporti tra artisti e istituzioni, il ruolo di ricerca delle gallerie; gli aspetti del mercato  e infine il confronto con la scena attuale.

LUCIO DEL PEZZO Nato a Napoli nel 1933, vive e lavora a Milano. Frequenta il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Emilio Notte. È tra i fondatori del Gruppo 58, collegato con il movimento Nucleare, e le sue prime ricerche si riportano al clima neo-surrealista del movimento. Si trasferisce nel 1960 a Milano, dove tiene la sua prima personale alla Galleria Schwarz e dal 1963 entra a far parte dello Studio Marconi. Dal 1964 è a Parigi, dove abita nello studio di Max Ernst. La sua produzione è eclettica: pittore, scultore, ceramista, progettista di arredi e di decorazioni, compila un alfabeto colorato di segni e simboli, in dipinti e collage tridimensionali, “costellazioni” e “frammenti di spazio” che si combinano in atmosfere metafisiche.

AGOSTINO FERRARI Nato nel 1938 a Milano, dove vive e lavora. Inizia a dipingere nel 1959 grazie a Remo Brindisi che lo accoglie nel suo studio; la prima personale è nel 1961 alla galleria Pater. Agli esordi è influenzato dall’informale, ma grazie al sodalizio con il Gruppo del Cenobio (1962-64) scopre il valore e l’espressività del segno, che diventa il filo conduttore della sua ricerca: scrittura non significante che si fa arte, veicolo di emozioni e memorie. Un segno che si evolve nel tempo, minimale o plastico, bianco/nero o unito al colore, controllato o dinamico. Nella produzione più recente al racconto segnico si uniscono profondi squarci neri che rimandano all’interiorità, all’intimismo e all’oltre.

CLAUDIO OLIVIERI Nato a Roma nel 1934. Dopo l’infanzia trascorsa a Mantova durante la guerra, arriva nel 1953 a Milano, dove attualmente vive e lavora, e si diploma in pittura all’Accademia di Brera, che lo vedrà docente di Arti Visive dal 1993 al 2011. Tra i protagonisti dell’astrazione italiana e della Pittura Analitica, dopo un primo interesse per l’arte informale dagli anni ‘70 in poi si concentra sul rapporto luce-colore e sulle sue potenzialità espressive, avendo come oggetto d’indagine la pittura stessa. Si esprime attraverso superfici sature di colore impalpabile, steso per velature, evanescente, vibrante, piegato a creare forme vaghe e fluttuanti in uno spazio sospeso ed evocativo. Una pittura all’insegna dell’essenzialità, che spinge alla contemplazione e porta alle soglie dell’infinito.

VALENTINO VAGO Nato nel 1931 a Barlassina (Milano), vive e lavora a Milano. Nel 1955 si diploma all’Accademia di Brera ed inizia la carriera espositiva con la partecipazione alla VI Quadriennale di Roma e la prima personale allo Studio Annunciata,nel 1960, presentato da Guido Ballo. La sua pittura astratta, inizialmente informale, perde via via la consistenza materica, uniformandosi in velature sovrapposte, e  si caratterizza per la qualità della luce e delle atmosfere stemperate in  tonalità buie o luminose che annullano o dilatano la profondità dello spazio, alla ricerca di una dimensione spirituale che trova riscontro anche nei cicli di pitture realizzati per edifici sacri.

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