72° anniversario della Liberazione. “Aprile milanese”: l’Arte e la cultura della rinascita

Pubblicato il
24 Aprile 2017
Categoria
Archivio

 72 anniversario della Liberazione 

“Aprile milanese”: l’Arte e la cultura della rinascita

La ripresa delle attività espositive della Permanente dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, che comportarono l’inagibilità del palazzo dell’ente e la sua ricostruzione, avvenne già nel 1946 con l’impegno di rilanciare l’Esposizione Nazionale di Belle Arti. Nel periodo fascista questa importante iniziativa, derivante dalle ottocentesche mostre annuali dell’Accademia di Brera e, dal 1908, svoltesi a cadenza biennale presso la sede della Permanente con un coinvolgimento sempre più concreto della nostra istituzione, era stata totalmente assorbita dalle esposizioni sindacali. Il Sindacato Fascista di Belle Arti aveva ottenuto anche l’interruzione delle mostre sociali della Permanente. Al termine del conflitto bellico la nostra società provvide a effettuare un computo dei soci artisti ancora attivi e cominciò a lavorare alla mostra in concorso con l’Accademia di Brera e con le associazioni Famiglia Artistica e Famiglia Meneghina. Il titolo scelto, non a caso,  fu Prima Mostra Nazionale d’Arte contemporanea annuale “Aprile milanese”.

Il professor Rocco, Commissario alla Sovrintendenza dei beni architettonici, saputo delle difficoltà riscontrate dalla Permanente per trovare in città una sede adeguata a ospitare la mostra, si attivò affinché venisse concessa la parte non sinistrata di Palazzo Reale. Successivamente, ci si concentrò sulla Villa Reale dove, nell’aprile del 1948, a tre anni dalla Liberazione, venne inaugurata la rassegna che vide la presenza di oltre 320 artisti.

In quei mesi successivi alla tragedia della guerra, con la città ancora ferita nelle sue strutture e nel suo spirito, La Permanente fu, quindi,  in prima fila nella rinascita culturale e sociale di Milano, insieme al “Piccolo Teatro” di Paolo Grassi che proprio allora iniziava la sua attività nello stabile di Via Rovello, e alla “Casa della Cultura” di Parri, Banfi e Vittorini che apriva le sue porte nell’iniziale sede di Via Filodrammatici. Una storia profondamente milanese, dove Arte, Cultura e incontro furono tra i principali significanti della vita e dell’essere della comunità cittadina che allora rinasceva. Una dimensione della mente e dello spirito ancora oggi caratterizzante, anche attraverso realtà come la nostra.