AMART Dal 5 al 9 novembre 2025

Pubblicato il
23 Ottobre 2025

AMART torna a stupire collezionisti e appassionati d’arte con la sua settima edizione.

Dal 5 al 9 novembre al Museo della Permanente di Milano, la mostra dell’antiquariato organizzata dall’Associazione Antiquari Milanesi e Promo.Ter conduce i visitatori in un percorso di bellezza e cultura che si snoda lungo i secoli della storia dell’arte. Dalle opere provenienti da aree remote, agli Antichi Maestri, fino ai pezzi contemporanei, 61 espositori, tra presenze consolidate e ben 13 nuovi partecipanti, esibiscono una selezione di opere dai forti tratti distintivi, che in molti casi hanno rappresentato il momento pivotale di un artista, uno stile, o persino un’epoca.

Dipinti, arredi, sculture e preziosi che sfoggiano condizioni immacolate, provenienza prestigiosa, o ancora peculiare rarità, si mettono in mostra per cinque giorni attestando la sorprendente ricercatezza del panorama galleristico italiano e non solo. Di seguito un primo sguardo ad alcune delle opere annunciate. Antichità all’Oratorio, Bologna, presenta due oli su tavola del Maestro di Gallese, raffiguranti San Pietro e San Paolo, della seconda metà del XV secolo. In ottimo stato di conservazione, si tratta delle ante mobili di un trittico particolarmente diffuso tra Lazio settentrionale e Umbria nella seconda metà del Quattrocento.

Ars Antiqua, Milano, espone il dipinto Un episodio della congiura dei Pazzi, 1837, di Carlo Arienti (Arcore, 1801 – Bologna, 1873), artista affiancato per qualità ad Hayez dalla stampa dell’epoca. Proveniente dalle collezioni del conte Alfonso Porro Schiaffinati, l’opera occupa un posto di rilievo nel corpus del pittore per il suo pathos e drammaticità, l’utilizzo di colori brillanti e intensi chiaroscuri, e la raffigurazione di un episodio storico. E proprio di Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882) sono i cinque magnifici dipinti, accompagnati da due rari disegni, che W. Apolloni, Roma, ha selezionato per omaggiare Milano, capitale del Romanticismo ottocentesco italiano. Tra i pochi ancora in mani private, questi capolavori comprendono l’olio su tela L’educazione di Achille, 1813, 115×145 cm in cornice originale, realizzato per un concorso a cui il pittore sorprendentemente non fu ammesso. Qui le forme richiamano la scultura di Canova, animata però dal colore di Hayez, mentre la ninfa seminuda in basso a destra è antesignana delle bagnanti che l’artista dipingerà in futuro.

L’offerta di Callisto Fine Arts, Londra, include l’imponente busto seicentesco in marmo che ritrae Paolina Maggiore, madre dell’imperatore Adriano. Dalle dimensioni superiori al naturale che conferiscono una grande presenza scenica, la scultura è un esempio molto significativo del gusto per l’antico nella cultura romana del Seicento.

Capozzi Antichità, Genova, punto di riferimento per i collezionisti alla ricerca di pezzi che raccontano una storia unica, propone Mi ricordo quand’ero fanciulla – Ultime ore serene, 1890, di Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919), dall’ottimo stato conservativo. Il medesimo pittore compare anche nella selezione di Enrico Gallerie d’Arte, Milano, attraverso il dipinto Ave Maria, 1914, firmato e datato. L’opera ha fatto parte, tra le altre, dell’esposizione del 2016 I pittori della luce dal Divisionismo al Futurismo al MART di Rovereto.

BKV Fine Art, Milano, porta ad AMART l’olio su tela Sacra famiglia, 1647 ca., di Giovan Battista Discepoli detto lo Zoppo da Lugano (Castagnola, 1595-1654). Originariamente parte delle ante d’organo della chiesa milanese di Sant’Anna, l’opera presenta un caratteristico sviluppo in altezza (308×149 cm).

Specializzato in arredi italiani tra gli anni Trenta e Cinquanta, Luciano Colantonio, Brescia, presenta un pezzo unico dello scultore Agenore Fabbri, recante la sua firma: una lampada da tavolo in terracotta smaltata con lustri, dalla struttura in ottone anni ’50, in ottimo stato di conservazione.

Le due torri, Noceto (PR), espone il dipinto di Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualtieri, 1965) Semina con cavalli, 1956. Il dipinto, firmato in basso a destra, rappresenta una matura reinterpretazione dell’artista di un tema da lui raffigurato sovente nei primi anni di attività. Berna, Bologna, propone una maschera di danza Dan Gio, opera suprema del ‘Maestro degli occhi orientali’, inizio XX secolo, connotata dal caratteristico legno fibroso, con una superba patina di lunghissimo uso.

Dalton Somaré, Milano, porta alla mostra una figura femminile in legno, fine XIX secolo, Atelier di Essankro, Baule, Costa d’Avorio. Alta 51 cm, appartiene a uno dei capitoli più significativi dell’arte africana – la statuaria Baule – i cui canoni e stile sono considerati tra i più classici nell’ambito dell’arte tradizionale del continente.

Galleria Gian Enzo Sperone, Sent (Svizzera), presenta un’opera dal diametro di 110 cm di Luigi Ontani (Vergato, 1943) proveniente dallo stesso artista: NarciGiuda, 1993/95, stampa fotografica in bianco e nero su carta virata seppia e acquerello, esposta alla Biennale di Venezia 1995.Tra le correnti della mostra non manca l’arte giapponese grazie all’esperienza di Gilistra, Torino, che espone tre opere appartenenti ai periodi Taisho (1911-1926) e Showa (1926-1989), tra cui un paravento a due ante con colori minerali su carta realizzato da Mitsuda Tenmin (1905-1985), artista che negli anni Settanta divenne un punto di riferimento per le comunità artistiche tra Italia e Giappone. Società di Belle Arti, Viareggio (LU), propone Gwendolen che legge con scialle rosso, 1931, di Llewelyn Lloyd (Livorno 1879 – Firenze 1949). In ottimo stato di conservazione, il dipinto corrisponde al periodo di massima notorietà e maturità stilistica dell’artista, che qui fonde magistralmente due generi, il ritratto e la natura morta.  Mirco Cattai, Milano, ha selezionato un pezzo che esemplifica magnificamente la sua lunga specializzazione in antichi tappeti orientali originari del Caucaso, dell’Azerbaigian, dell’Anatolia e della Persia nord-occidentale. Si tratta del tappeto Transilvania a doppia nicchia, metà del XVII secolo, proveniente dall’Anatolia centrale. Milani Antichità, Solesino (PD), porta ad AMART Amore e Venere si specchiano, 1792, di Domenico Pellegrini (Galliera V., 1759 – Roma, 1840). Firmato in basso a sinistra, il dipinto è un’opera cruciale nella produzione dell’artista che testimonia il rapporto con l’amico e mentore Antonio Canova. Phidias Antiques, Reggio Emilia, presenta Gioie materne, 1870, olio su tela di Gerolamo Induno (Milano, 1827-1890). Firmato e conservato ottimamente, il dipinto esemplifica il filone di gusto neo-settecentesco cui l’artista si dedicò a partire dagli anni Settanta del XIX secolo. Luciano Guagenti, Milano, espone una pendola in bronzo dorato e cesellato perfettamente funzionante, raffigurante il giuramento degli Orazi del dipinto di Jacques-Louis David ospitato al Louvre. Si tratta di uno dei quattro esemplari conosciuti conservati nella raccolta reale inglese a Monaco e nel palazzo reale di Stoccolma. Firmata sul quadrante: “Gaston Jolly Fils A PARIS”. Di altrettanto pregio è la pendola proposta da La Pendulerie, Milano, raffigurante Urania, dea dell’astronomia e della geometria. Proveniente dalla Francia, epoca Impero, è realizzata in bronzo brunito e bronzo cesellato e dorato al mercurio, con base in marmo Griotte. Galleria d’Orlane, Casalmaggiore (CR), esibisce una coppia inedita di dipinti di antichi maestri, Venezia, 1640 ca., raffiguranti due vasi decorati e ripieni di frutti, in prima tela ed eccellente stato di conservazione. Le opere presentano telai originali e cornici in legni antichi intagliate con altrettanto antiche tecniche artigianali.

Il legno è anche il protagonista della scelta espositiva di Attilio Cecchetto Antiquario, San Vito di Altivole (TV), fine conoscitore di arredi antichi nonché tra i massimi esperti di lacca veneziana, che mette in mostra una coppia di comò in legni pregiati, metà del XVIII secolo, Roma, Luigi XV. L’arredamento notabile è al centro di Di Mano in Mano, Milano, che espone una sala completa di Eugenio Quarti (Villa d’Almè 1867 – Milano 1926), soprannominato ‘il principe degli ebanisti’. Realizzata in mogano con intarsi in madreperla, ottone, ottone bianco, e applicazioni in bronzo, ricevette il Gran Prix all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.

Anche quest’anno AMART è stata promossa da una campagna pubblicitaria firmata  Frova, Castori e Solcia. Costruita intorno al claim della manifestazione “Antiquariato. Un piacere contemporaneo.”, la comunicazione ha affiancato sei oggetti antichi a parole iconiche dei tempi moderni, quali ‘happy hour’, ‘tablet’, o ancora ‘master chef’. Questi accostamenti tra antico e contemporaneo hanno posto l’accento sul carattere sempre attuale dell’antiquariato e sottolineano l’importanza di questo evento che si conferma appuntamento di primo piano nel panorama culturale milanese.

«Grazie alla collaborazione di tutti gli attori coinvolti, che ringrazio sentitamente, AMART si conferma un appuntamento imperdibile del calendario culturale italiano. Qui non si viene solo per ammirare opere d’arte di altissima qualità, ma per dialogare e comprendere la posizione che l’antiquariato occupa nell’era contemporanea, tracciando così la nuova rotta del collezionismo», Michele Subert, Presidente di AMART e dell’Associazione Antiquari Milanesi.

Per info:  https://www.amart-milano.com/

ORARI:    

Da mercoledì 5 a sabato 8 novembre, dalle h. 11.00 alle h. 20.30; domenica 9 novembre dalle h. 11.00 alle h. 19.30

Biglietti:

Biglietto: euro 10; ridotto under 26 e over 70 euro 5;

gratuito Amici del Poldi Pezzoli, Museo Bagatti Valsecchi, FAI, MuseoCity e Soci FIMA

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