Installazione “The great hippocampus question” di Alice Zanin

Pubblicato il
27 Aprile 2016
Categoria
Archivio eventi, Mostre

     Per tutta l’estate la Permanente ospita l’installazione dell’artista Alice Zanin “The great hippocampus question”, a cura di Jacqueline Ceresoli.

Mercoledì 25 maggio 2016, alle ore 18.00, è stata presentata l’iniziativa con un incontro di approfondimento insieme all’artista e alla curatrice.

THE GREAT HIPPOCAMPUS QUESTION
17 maggio – 5 giugno 2016
Da martedì a domenica h 10.30 – 18.30
Ingresso libero

Alice Zanin

Alice Zanin gioca con le forme mutevoli della natura e della fantasia, scolpisce entità immaginarie pseudo scientifiche, plasmando sculture di carta ispirate alle suggestioni delle sue letture di articoli scientifici, trattati di biologia, letteratura, mitologia e pubblicazioni del XIX secolo in bilico tra ilarità e ragione. L’installazione “The Great Hippocampus Question” ideata per la Società della Permanente a Milano, rientra in un progetto più ampio che prevede diverse tappe espositive con opere simboliche che ruotano intorno al tema dell’origine della specie teorizzata da Charles Darwin, del creazionismo di Sir Richard Owen e altri pensatori figli della cultura positivista incuriositi dalla presunta parentela tra il primate e l’uomo, dal mistero della creazione: tema discusso dell’epoca vittoriana. Le sue creature leggere come l’aria, filiformi come alghe, aleggiano nello spazio, sorprendono lo spettatore.
Si trovano volutamente là dove non te lo aspetti. Questi ippocampi misteriosi, emersi dalle acque “nuotano” sospesi nell’aria, sono apparizioni bizzarre che si configurano come una continua allusione sul mistero della vita e l’origine acquatiche dell’uomo, senza mai configurarlo. Zanin dietro la sua ricognizione zoomorfica rielabora in chiave fantastica diverse specie animali, tutti dai colori improbabili, compilando un bestiario immaginario e simbolico come antidoto all’eccesso della ragione e insolito
presupposto d’immersione nella selva oscura dell’inconscio per approfondire tematiche più complesse, dimensioni spirituali, misteriosofiche, contro l’eccesso ipertecnologico della nostra epoca digitale.
Incantano i suoi cavallucci di mare, di un rosso-aragosta, sottili come piante marine: esseri incantevoli che nel Duecento il cosmografo al Qazwini, nel suo trattato “Meraviglie del creato”, descrive come un inspiegabile incrocio tra la specie equina marina e quella di terra, soffermandosi sulla forma verticale allungata e arcuata, con la criniera e la coda più lunghe, rafforzata da una corona ossea e di colore lucente. Queste creature sono figlie del vento e dell’acqua insieme, su cui le ninfe, secondo la leggenda, cavalcano nella profondità dell’oceano. Le sculture fuori dall’acqua, introducono il concetto di “apparenza”: una concezione del mondo come menzogna, coscienza della parvenza teorizzata da Friedrich Nietzsche ne “La Gaia Scienza” (1887).
Gli ippocampi di Alice Zanin danzano nello spazio, sgravati dal peso della materia e “arrossiti” da uno strano pudore della consapevolezza di nascere innaturali, verosimiglianti come segni premonitori di altre dimensioni, immaginarie, evocative e persuasive, contro sguardi di realisti offuscati dalla ragione, dall’utopia del progresso e dall’impulso verso il reale, il vero, il certo, oltre le colonne d’Ercole in cui arte e scienza si contaminano e mettono in discussione teorie condivise con leggiadre forme del dubbio. Silhouette dell’effimero, codici di leggerezza, creature riferite a entità veloci di una zoologia fantastica. Da sotto a sopra, cambiano i punti di vista e i cavallucci dell’autrice vegliano su tutto ciò che è stato ed è al di là da venire, prelievi del sogno per spiriti liberi che prendono congedo dalla scienza.
Questi incantevoli emblemi dell’innaturalità emersi dall’inconscio di cose successe una volta negli abissi del mare, all’alba del mondo, fuori dal tempo, che piacerebbero al
visionario e teosofo Rudolf Steiner. E tra cielo e mare, gli ippocampi di Alice Zanin sondano i fondali di ben altre profondità, escogitano forme di culto del falso sull’orizzonte tra menzogna e realtà.

Jacqueline Ceresoli